Guasti – Giorgia Tribuiani

Titolo: Guasti

Autore: Giorgia Tribuiani

Editore: Voland

 

Giada è un’adolescente “spaiata”, di quelle che a scuola stanno al banco da sole ad invidiare le confidenze che si consumano intorno a lei. Eterna spettatrice, alle feste, in gita. Sempre un po’ isolata ed in cerca di un complice con cui sorridere, condividere, parlare con gli stessi gesti.

Poi arriva la fotografia…

“…quel desiderio di fermare le persone prima che potessero fuggire, di rubarle al tempo e alla loro natura, di imporre loro una fine negli scatti, un blocco, uno stop”

 

Giada trova il modo di appropriarsi delle cose, delle persone, dei colori. Lo fa con uno scatto che blocca il tempo in un silenzio che è solo suo, un limbo senza fine.

Un giorno, ad una mostra, incontra qualcuno. Uno che della fotografia è riuscito a berne la potenza, il senso nascosto. E con le sue foto questo artista parla al mondo intero. La sua Nikon rende pezzetti di vita immortali, imbalsama emozioni. Questa onnipotenza sulla realtà è talmente forte da voler essere lui stesso uno scatto eterno, così alla morte sceglie di farsi plastinare.

Non ha pensato né immaginato che Giada, la sua donna, potesse sentirsi tradita. Non ha considerato che chi rimane deve poter voltare pagina e lo fa quando la persona persa giace al riparo da tutto e tutti nella terra su cui ha vissuto.

Giada ogni giorno si reca al museo a vedere il corpo del suo amato messo a nudo alla mercé dei giudizi altrui ma senza possibilità di difendersi. Lo guarda, dentro perché la sua pelle non c’è più, è solo un fascio di muscoli ed ossa nello sforzo di una fotografia.

Questo è un lutto che non finisce mai, che si ripete all’infinito come un disco incantato. Lei gli parla, a volte in silenzio, altre a voce alta. Inveisce chi lo guarda, chi lo studia. Infastidisce i visitatori. C’è una via d’uscita ad un dolore così lacerante?

 

” Gli essere umani, in un modo o nell’altro, ricominciano sempre…anche con idee piccole…dalle quali possono nascere via via idee più grandi.

La vita offre tante opportunità, tante direzioni diverse, e non le chiede dove vuole andare: le chiede solo di scegliere da dove cominciare”

La plastinazione non è arte. L’arte per Giada è il tentativo di fermare qualcosa di vero sperando che anche gli altri guardino. E’ prendere i propri sentimenti e convertirli in bellezza. L’arte è un prodotto dell’uomo e se l’artista vuole egli stesso diventare la sua arte allora ha perso la consapevolezza di quanto sia superflua e di passaggio la sua esistenza.

Da una parola scritta su un innocuo cartello appeso alla maniglia di un bagno fuori uso,  Giada vede il suo amore per quello che è. Ne vede le debolezze, le dipendenze, i soffocamenti emotivi. La realtà non è nell’immobilità di uno scatto così come non lo è in una mostra che con arroganza non permette a chi è rimasto di voltare pagina.

E’ un guastarsi nei modi, nelle strade da percorrere, nei gesti. Giada, così giovane eppure così assente a se stessa, deve riuscire a staccarsi dalla staticità e ricominciare a muoversi. Se questo significa andare contro la storia che è stata, l’uomo che ha amato, solo lei può saperlo.

Una lettura nuova per noi sia come autore che casa editrice. Un viaggio caotico attraverso una narrazione tra la prima e terza persona che dona un’aura surreale a tutta la trama.

Ci sono stati dei momenti in cui ci siamo fermate, per cogliere chi dicesse cosa. Altri in cui ci siamo chieste se quanto descritto era reale alla storia o delirio da ansiolitici e stress. Questo mix però si è adattato bene al racconto ed al tema cui gira intorno.

Della plastinazione avevamo sentito parlare perché un’esposizione si è organizzata anche nella nostra città. Questo libro è stata un’occasione per capire di cosa si tratta e, per lo meno al momento, sollevare un muro di cinta a protezione. Non siamo pronte a vedere corpi veri resi immortali, bloccati nella loro fisicità e messi a nudo.

Giada è una donna non solo innamorata e sola ma è anche gli occhi di quelli che pensano che ci sia un limite per tutte le cose. Nonostante la scrittrice Tribuiani specifichi che il testo non sia una critica all’argomento, noi come lettrici possiamo dire di aver preso una posizione ben ferma proprio grazie a questo libro.

Lo consigliamo non solo come narrativa piacevole, ben scritta e anticonformista nella prosa ma anche come lettura di approfondimento e conoscenza. E’ adatto a chi cerca una storia ai confini tra reale e sogno, a chi ha la sensibilità di cogliere nelle pagine le sfumature emotive anche solo dalle ripetizioni di una stessa parola.

 

 

 

 

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